Spalti orientali

di Cima Merle da On (1775 m)

La montagna non è solo spazio fisico immutabile nella conoscenza e nelle tradizioni dei valligiani. È anche astrazione - praticata dai montanari stessi - quando si parla di torri, denti, castelli, campanili, forche, mede ecc., si tende a sostituire al reale la simbologia quotidiana fantasticando sulle forme e dando a queste significati avulsi dalla realtà di rocce e mughi.

Quando questa operazione è fatta da un turista, il valligiano s’inalbera: “non è così, noi lo chiamiamo…”

Se la montagna è anche qualcosa di astratto, che va oltre l’aspetto fisico, è patrimonio di tutti quelli che ci vogliono vedere e vivere le proprie emozioni.

Dunque la narrazione che propongo in questo scritto è assolutamente lecita.

Ho sempre visto, percorrendo la piana di Pian Pinedo verso Claut, i primi contrafforti in sinistra Val Settimana come delle merlature di un bastione sul quale spicca il Merle da On. Un castello dunque con i tipici elementi architetturali di riparo e difesa. Così ci ho visto, nella cengia che sottolinea ad est le rocce di cresta, un ponte levatoio semi sollevato e, ancora oltre, degli spalti, ipotetici cammini di ronda di una fortificazione.

Ho dunque realizzato un percorso fisico ed emozionale tra questi elementi, percorso che ritengo assimilabile ad un’opera d’arte e dunque non criticabile per la discrepanza con la tradizione popolare.

La mitologia creata dalla letteratura di montagna non è a detrimento dell’oggetto, ma piuttosto nuovo stimolo per esperienze soggettive.

Guarda il video